Formare le persone all’uso dell’intelligenza artificiale è un’esperienza davvero interessante e quando si tratta di farlo con i ragazzi delle scuole, la sfida diventa ancora più bella e intensa. Negli ultimi mesi ho avuto l’opportunità di partecipare come formatore ai progetti legati ai bandi europei del PNRR, viaggiando da Piacenza fino a Goro, i due estremi dell’Emilia-Romagna, per portare cultura e consapevolezza sull’uso dell’intelligenza artificiale a generazioni completamente diverse tra loro. Ho avuto aule sia di adulti che di ragazzi ma qui voglio raccontare la mia esperienza avuta con i più giovani perché possa essere utile anche ad altri.
Lavorare con i ragazzi delle scuole, a differenza delle aziende, richiede un cambio totale di approccio. Le aule scolastiche sono ambienti pieni di curiosità, energia e, allo stesso tempo, anche tanta distrazione. Il segreto è riuscire a spiegare concetti complessi come l’intelligenza artificiale in modo pratico e coinvolgente. La domanda che mi sono fatto è: come farlo adattando il linguaggio e gli strumenti a una generazione abituata a TikTok, alle app e alla continua ricerca di stimoli?
Racconto com’è andata parlando delle difficoltà che ho incontrato, del metodo che ho utilizzato e degli strumenti che mi hanno aiutato a coinvolgere i ragazzi e a rendere i progetti interessanti e coinvolgenti per loro. Una storia che parte dalle aziende, dove abitualmente lavoro, e arriva alle scuole, con l’obiettivo di trasmettere non solo conoscenze, ma anche consapevolezza e senso critico sull’uso di queste tecnologie.
Insegnare l’intelligenza artificiale nelle scuole
Entrare in una classe di ragazzi che non conosci, spesso abituati a un ritmo scolastico ben diverso da quello a cui sono abituato durante le consulenze e poco inclini a fare mattinate intere di lezione con un unico docente, non è certo una passeggiata. A questo si è aggiunto il fatto che, in alcune situazioni, ho dovuto affrontare condizioni davvero impegnative: pensate a una classe di 120 studenti tutti insieme, seduti per 4 ore consecutive. Sì, avete capito bene, 120 ragazzi in un’unica aula per mezza giornata di formazione.
Per rendere la lezione coinvolgente e produttiva, ho dovuto mettere in campo tutta l’esperienza e le competenze che ho accumulato in anni di formazione, insieme a ciò che ho imparato dai tanti corsi e certificazioni che ho conseguito. Non solo: per rendere il tutto più pratico e stimolante, ho fatto una richiesta particolare alle scuole: giusto per complicarsi la vita così è più bello, ho ottenuto il permesso di far utilizzare il telefono ai ragazzi durante la lezione. Uno strumento normalmente proibito, che in questo caso si è rivelato essenziale per il tipo di attività che avevo in mente.
L’approccio che ho adottato si è basato su una lezione estremamente variabile e interattiva, pensata per mantenere alta l’attenzione e il coinvolgimento. Per prima cosa, ho dedicato solo 15 minuti a una breve spiegazione introduttiva su cosa sia l’intelligenza artificiale, i suoi pregi e i suoi limiti. Era importante partire da una base comune, anche per chi non l’aveva mai utilizzata prima, ma senza appesantire l’inizio con troppa teoria.
Subito dopo, ho chiesto ai ragazzi di raccontare come e perché utilizzano già l’intelligenza artificiale. I loro interventi sono stati fondamentali: hanno permesso a tutti di scoprire usi pratici e reali dell’AI, creando un clima di partecipazione, perché sentire un compagno raccontare un’esperienza personale cattura l’attenzione molto più di un docente.
Beh la conoscenza e la consapevolezza di alcuni ragazzi mi ha stupito: nessuno di loro la usava l’AI copiare i temi alla cieca ma la sfruttavano per sostituire gli insegnanti a casa e simulare lezioni o interrogazioni per imparare più velocemente.
Per mantenere viva l’energia, ho poi diviso la lezione in micro-moduli da 20 minuti, alternando argomenti e approcci. Ogni blocco era diverso dal precedente, in modo da evitare che i ragazzi si annoiassero o perdessero il filo. Questo metodo è particolarmente utile anche con gli adulti, ma con le generazioni più giovani diventa quasi indispensabile: permette loro di ricevere gratificazioni immediate, stimoli costanti e nuovi spunti di interesse. In un’aula così numerosa, dove non era possibile creare piccoli gruppi di lavoro, questo approccio è stato cruciale per mantenere il controllo e l’attenzione di tutti.
Strumenti di intelligenza artificiale nelle scuole
Per rendere le lezioni pratiche e coinvolgenti, ho deciso di far usare il telefono ai ragazzi, anche sapendo che questo avrebbe potuto portare un po’ di distrazione. La logica dietro questa scelta è semplice: l’uso pratico dell’intelligenza artificiale è il modo migliore per imparare, e senza un approccio “mani in pasta”, la noia avrebbe preso rapidamente il sopravvento.
Nella selezione degli strumenti, ho tenuto conto di tre criteri fondamentali: dovevano essere gratuiti, facili da usare e accessibili da smartphone. Questo perché, soprattutto con classi molto numerose, ogni complessità aggiuntiva avrebbe creato difficoltà nel seguire tutti gli studenti. Certo, gli strumenti gratuiti possono essere limitati e meno sofisticati, ma il mio obiettivo non era la perfezione: volevo stupire i ragazzi, coinvolgerli e divertirli, lasciandoli con la curiosità di esplorare ancora.
Ecco gli strumenti principali che ho utilizzato durante il percorso:
- Copilot su WhatsApp: uno strumento versatile, utilizzato per generare immagini e testi creativi, oltre a supportare i ragazzi nella scrittura e nella progettazione dei contenuti.
- ChatGPT: utilizzato per generare immagini e testi, rispondere a domande complesse e stimolare il pensiero critico.
- Pollo.ai: impiegato per la creazione di immagini e video generati dall’intelligenza artificiale.
- Suno: una piattaforma per creare musica attraverso l’intelligenza artificiale.
- Discord: utile per raccogliere e condividere materiale, organizzare le attività e creare un ambiente collaborativo.
Cosa abbiamo creato
Durante le lezioni, i ragazzi sono stati coinvolti in attività creative e pratiche che hanno reso tangibili le potenzialità dell’intelligenza artificiale. Ogni progetto è stato pensato per stimolare fantasia e collaborazione, e il risultato è stato sorprendente. Questi sono solo alcuni dei risultati:
- Podcast a Zocca: creazione di podcast completi con l’aiuto dell’intelligenza artificiale.
- Poesie a Goro: scrittura di poesie legate agli elementi tipici del territorio.
- Movimenti artistici a Codigoro: ideazione di movimenti artistici immaginari, completi di immagini rappresentative generate dall’AI.
Conclusioni
I progetti sono andati bene. Certo, è stato faticoso viaggiare per tutta la regione, ma ne è valsa assolutamente la pena. Ogni lezione, ogni aula piena di energia e curiosità, ha dimostrato quanto sia importante portare strumenti come l’intelligenza artificiale anche nelle scuole.
Spesso, quando si parla di intelligenza artificiale, ci si imbatte in paure e pregiudizi. Ma la realtà è che si tratta di strumenti attuali, che non scompariranno domani. Per questo è fondamentale che i ragazzi imparino a conoscerli e a usarli al meglio, in modo consapevole.
Come sempre, l’approccio fa la differenza. Trasmettere competenze richiede qualcosa di più: serve saper trovare il tono giusto, i ritmi giusti e gli strumenti giusti. Questo vale tanto per gli adulti quanto per i ragazzi. E dopo un’esperienza così intensa, posso dirlo con certezza: anche la fatica vale la pena, se riusciamo a lasciare ai nostri studenti qualcosa che possa davvero fare la differenza.